Matteo Francomano dal 18 al 23 dicembre alla Corte di Genova in “UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO” diretto da Fabrizio Coniglio.
Un uomo mite travolto da fatti tragici si trasforma in uno spietato carnefice. Una storia di feroce attualità.
All’inizio della storia c’è un bellissimo romanzo, scritto con consapevole amarezza e straordinaria lucidità da Vincenzo Cerami. Poi fu un film, diretto magistralmente da Mario Monicelli. Ma è la prima volta che una storia emblematica come quella del Borghese piccolo piccolo arriva in teatro. Merito del giovane regista e attore Fabrizio Coniglio che, rifacendosi direttamente all’originale del romanzo, firma con grande capacità un adattamento che tiene saldo l’evolversi aspro della vicenda, svelando ulteriormente aspetti reconditi eppure cruciali.
Così, la storia di Giovanni Vivaldi – un uomo mite, un serio lavoratore che, pur di “sistemare” il figlio Mario, è disposto a seguire “scorciatoie” del solito sottopotere italiano – risplende in tutta la sua disarmante evidenza. La raccomandazione, la massoneria, il capetto da blandire, pur di sognare un futuro migliore: nel ritratto di quel padre di famiglia c’è tanta storia d’Italia. E la sua straordinaria, feroce, attualità. Ma, come è noto, la vicenda prende una piega tragica. Non c’è scampo, non c’è speranza: una pallottola vagante cambia il corso della storia.
Nella sua versione teatrale, Un borghese piccolo piccolo ha il corpo, i toni, i gesti, di un attore di classe quale Massimo Dapporto che aderisce al piano registico e alla drammaturgia dando al suo personaggio risvolti di ulteriore drammaticità, di umanità stanca, dolente, che cerca di trattenere in vita un sentimento ma è travolta dai fatti della vita sino a diventare una creatura mostruosa e cinica. Uno spettacolo coraggioso, alto, testimonianza implacabile della natura retriva e violenta di certi apparati – e mentalità – del nostro Paese.
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